Paolo Brera arriva con l’ultimo numero di Tex, appena acquistato, sottobraccio. Scherza, dice che più tardi presenterà quello e non il suo ultimo romanzo e ci sorride. Un sorriso dolce. La sua stretta di mano, al contrario, è forte, veramente forte, una stretta di mano che ti fa sentire bene ma che, se ti prende alla sprovvista, può farti male. Come quella di Tex, immagino.
‘Il futuro degli altri’ è appena uscito e siamo molto orgogliosi del risultato: Paolo Brera è un autore di grande talento, straordinariamente corretto e meticoloso sul lavoro.
È una gioia collaborare con lui. Chiacchieriamo, siamo in largo anticipo poiché la presentazione inizierà alle 18 e il locale è ancora chiuso. Ogni volta, quando vengo a Milano, l’impressione è sempre la stessa: la metropoli si atteggia a città di provincia, un vezzo che serve a difendere i suoi tesori da chi non ha nessuna voglia di vederli. E a Milano torno sempre volentieri perché mi piace l’orgoglioso pudore dei milanesi. E la loro precisione. E infatti il locale apre pochi minuti dopo.
Siamo qui perché Andrea Carlo Cappi ha voluto farci un enorme regalo: dialogherà con Paolo Brera e Riccardo Landini e si parlerà dei loro romanzi pubblicati con Clown Bianco. Un’emozione grande per noi, roba da salivazione azzerata, da gambe che tremano, e naturalmente la presentazione è strepitosa: si parla di giallo e dei suoi canoni, di come si possono stravolgere e contaminare, e alla fine abbiamo la consapevolezza di saperne di più.
È stata una lezione che ricorderemo a lungo e di cui parleremo durante il viaggio di ritorno, come parleremo della stretta di mano di Brera che ti fa sentire bene e di Tex e degli altri figli di Milano che non sarebbero potuti nascere da un’altra parte. Abbiamo una pianura da attraversare, il tempo non mancherà .
Poche ore dopo Paolo Brera ci lascia. Un infarto mentre si trova in metropolitana. Aveva il sorriso e la stretta di mano che facevano stare bene. Come Tex.