C’era una volta un rospo che aspettava un bacio per trasformarsi in un principe. Quel bacio è arrivato e il rospo si è trasformato, ma la trasformazione è durata poco, pochissimo, e il nostro anfibio è tornato a mostrare il suo vero aspetto, tenendosi, però, la corona in testa.
Nel romanzo Tutta colpa di Jack di Mara Munerati (uscita il 20 giugno) copertina e testo si integrano alla perfezione. Il titolo del romanzo era inizialmente Tutta colpa di Titanic, perché è a quel film che la protagonista, Alice, attribuisce la responsabilità della sua ossessione verso la ricerca dell’uomo perfetto.Â
Quando è stato il momento di realizzare la copertina abbiamo valutato varie proposte: foto d’epoca del Titanic (troppo seriosa); immagine ironica di una barca che affonda (mmmh…); illustrazioni a tema “disastro marittimo†di vario tipo (no, decisamente no). Poi, quasi per caso, è comparsa la foto di quel bel faccione, con i suoi occhietti che sembrano chiedere all’osservatore “ma cosa aspetti a baciarmi?†e quella corona di cartoncino in testa. E quel rospo è subito diventato Jack Dawson, con buona pace di Leonardo Di Caprio; e il titolo del romanzo si è trasformato in Tutta colpa di Jack.Perché quel personaggio non è altro che la versione anni Novanta dell’archetipo del principe azzurro, responsabile del fallimento di tante relazioni basate su false aspettative (poi negli anni Duemila ci hanno pensato Twilight e Cinquanta Sfumature a proporre nuove versioni, ma stiamo divagando) e il fatto che abbia una corona di cartone sulla testa sta lì a evidenziare come la sua nobiltà sia fasulla tanto quanto la sua trasformazione in principe.Â
Quel rospo, col suo faccione simpatico e sornione, ci ha conquistati. Per noi è lui, così com’è, il principe azzurro.
E il salvagente all’interno della copertina? Beh, il messaggio è chiaro: per salvarsi dalle inevitabili delusioni serve tanta, tanta autoironia, elemento che abbonda nel romanzo di Mara.
(Vania Rivalta)


